Polveri sottili alle stelle. E, per questo, sorvegliate speciali.
Anche San Giovanni Lupatoto non fa eccezione. Complice l’inverno molto asciutto, lo smog ha intossicato l’aria che respiriamo.
L’inquinamento lupatotino è finito sotto monitoraggio, grazie a una centralina di Legambiente Verona, collocata in prossimità delle scuole Marconi, in via Foscolo. Nei giorni scorsi sono stati presentati in municipio i risultati dello studio, compiuto in collaborazione con il Comune.
L’indagine ha raccolto i valori delle polveri PM10 (dal 18 al 24 dicembre scorso) e quelli delle ancor più pericolose PM2,5 (dall’11 al 17 gennaio). I risultati hanno confermato l’allarme generalizzato che riguarda tutto il Veneto, con picchi di PM10 ben al di sopra la soglia consentita. A preoccupare, però, sono soprattutto i valori del particolato fine, con un diametro inferiore a un quarto di centesimo di millimetro, in grado di penetrare negli alveoli polmonari.
«Ci troviamo nella Pianura Padana, dove la qualità dell’aria è scadente per l’altissimo inquinamento che, come ricordano le ultime ricerche scientifiche, causa morti premature – sottolinea il professor Roberto Facci, presidente della Consulta per l’ambiente –. Entro un mese presenteremo i dati in un’assemblea pubblica a Raldon e chiederemo ad Arpav di installare una centralina fissa di rilevamento sul nostro territorio». In previsione ci sono pure attività con le scuole e la ripresa del Piano di qualità dell’aria, commissionato dal Comune all’Università di Trento ancora nel 2009.
L’impegno green dell’amministrazione è stato confermato dall’assessore all’ecologia Maria Luisa Meroni e dal consigliere delegato alle manutenzioni del verde pubblico, Mattia Stoppato. In arrivo, nel 2017, 115 piante ad alto fusto.
«Nonostante la pessima qualità dell’aria a Verona e provincia, non si prendono provvedimenti: esiste un Piano dell’aria dal 2010, basterebbe iniziare ad applicare le indicazioni che contiene», punta il dito Chiara Martinelli, presidente di Legambiente Verona.
L’indagato numero uno è il traffico, che in paese non manca, tra autostrada e tangenziali. «Qui i dati sono relativamente preoccupanti: lo sarebbero stati di più se avessimo compiuto le indagini nella via principale e a scuole aperte», precisa il responsabile del progetto, Lorenzo Albi. «Non basta il blocco del traffico la domenica pomeriggio, ci vogliono azioni più radicali – aggiunge –. Legambiente le ha raccolte in alcune linee guida: dare priorità alla mobilità pubblica, lasciar fuori i veicoli più inquinanti dalle città, creare reti di piste ciclabili e aumentare il verde urbano».