È stato ianugurato ieri il parco dedicato agli appartenenti alla Polizia di Stato, membri delle scorte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel quartiere di Borgo della Vittoria, a San Martino Buon Albergo. All’evento sono intervenuti: il delegato del prefetto Michele Pozzi, il procuratore della Repubblica del tribunale di Verona Angela Barbaglio, il questore Ivana Petricca, il funzionario della questura Luciano Iaccarino, il direttore della Scuola di Polizia di Peschiera del Garda Giampaolo Trevisi, il tenente della Guardia di finanza di Soave Alberto Saggio e il presidente della Provincia Antonio Pastorello.
Il primo cittadino Franco De Santi ha ringraziato le autorità, le associazioni presenti, il sindaco dei ragazzi Federico Brunelli e Maurizio Ruzzenenti, del progetto “Carcere 663. Acta non Verba”, che con la sua collaborazione ha permesso l’organizzazione dell’evento. «Inauguriamo oggi questo parco affinché il sacrificio degli uomini dello Stato nella lotta alla mafia e nella difesa della legalità sia sempre vivo, anche nelle future generazioni», ha spiegato De Santi.
Il procuratore Barbaglio ha sottolineato: «Di queste persone mi ha sempre colpito il senso del dovere, ma soprattutto la coerenza e la volontà di fare la cosa giusta. Questo è il messaggio che arriva alla mente al cuore di tutti noi e l’insegnamento che possiamo trarre dal loro sacrificio».
I MESSAGGI – Durante la cerimonia di inaugurazione i ragazzi delle suola media Berto Barbarani hanno letto i messaggi fatte pervenire al Comune da Rita Borsellino, Maria Falcone, sorelle dei giudici, e di Michele Dicillo, fratello dell’agente Rocco Dicillo. “Il parco ha un altissimo valore non solo di ricordo, ma di esempio per tutta la cittadinanza. Auguro soprattutto ai giovani di trarre coraggio dall’esempio di vita e dei valori per cui ha vissuto ognuna delle scorte a cui il parco è dedicato”, ha scritto Maria Falcone, mentre Rita Borsellino ha evidenziato: “Gesti come il vostro, come il nostro, (lo sento un po’ anche mio) sono quei simboli che rappresentano il passaggio di testimone verso le generazioni future, consegnando il sacrificio di quei martiri all’eterno”. Michele Dicillo ha commentato: “È difficile oggi avere fiducia nelle istituzioni, ma quando un Comune come quello di San Martino Buon Albergo intraprende simili nobili iniziative, onorando i caduti nell’adempimento del loro dovere, ci si rende conto che esistono eccezioni in cui credere”.
«Dopo aver intitolato le vie adiacenti al parco ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – spiega il sindaco – oggi si conclude un percorso iniziano circa due anni fa, durante l’incontro con la dottoressa Rita Borsellino, sorella del magistrato, che venne in visita proprio qui a San Martino Buon Albergo in occasione di un incontro pubblico. Ci rimasero impresse le sue parole e il suo pensiero rivolto ai componenti delle scorte, che durante gli attentati mafiosi di Capaci e di via D’Amelio, persero la vita in servizio, a difesa della legalità. Quel giorno concordammo con lei di dedicare questo parco alle scorte e oggi onoriamo questo impegno».
GLI UOMINI DELLE SCORTE – Il sindaco ha poi ricordato gli uomini dello Stato che persero la vita nei due attentati: l’assistente della Polizia di Stato Antonio Montinaro e gli agenti Rocco Dicillo e Vito Schifani, della scorta di Giovanni Falcone, uccisi durante la strage di Capaci il 23 maggio 1992; l’assistente capo della Polizia di Stato Agostino Catalano, l’assistente Eddie Walter Cosina e gli agenti Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli, della scorta di Paolo Borsellino, caduti in servizio durante la strage di via D’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992. «Anche in questo particolare momento storico non dobbiamo mai abbassare la guardia di fronte alla criminalità organizzata e in questo abbiamo piena fiducia e riconoscenza verso il lavoro delle forze dell’ordine e dello Stato”, ha affermato De Santi, che ha concluso il suo intervento citando un frase pronunciata dal giudice Giovanni Falcone e rivolgendola ai ragazzi: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».