È operativo il progetto “Non di solo pane”, ideato da Mag Verona, che pone al centro le persone e le famiglie in momentanea difficoltà economica, causata dalla perdita del lavoro, da un infortunio o da una malattia, da una separazione o dal sovraindebitamento. L’obiettivo è di dare un sostegno su più fronti a 150 famiglie di Verona e provincia, per evitare che una fase di crisi temporanea scivoli in povertà conclamata e cronica. Della durata complessiva di due anni, è finanziato da Fondazione San Zeno e Fondazione Cariverona, e gode della collaborazione di altri partner – Acli provinciali di Verona, CSA Cooperativa Servizi assistenziali, Omnia Impresa sociale, Le Fate onlus, D-Hub, Movimento consumatori Verona,
Piccola Fraternità di Dossobuono, Federazione Fevoss e le associazioni Sharewood e Veronetta 129 – per dare insieme risposte efficaci alle varie problematiche legate all’impoverimento.
«Lo strumento principale che offriamo, il bilancio familiare, permette di analizzare le spese e di apprendere come gestire le risorse a disposizione – afferma Stefania Colmelet, referente Educazione Finanziaria dello sportello di microcredito Mag -. Il percorso di accompagnamento è individuale o a nucleo familiare, dura una decina di incontri gratuiti mensili o bimestrali. I destinatari sono seguiti nell’analisi delle entrate, delle spese e di eventuali situazioni debitorie, e nella individuazione di nuovi stili di vita per amministrare meglio le proprie risorse. Su questi dati, poi, si redige un piano di programmazione e ristrutturazione della spesa,
in modo che i problemi si possano risolvere o almeno tenere sotto controllo.»
Sono previsti inoltre dei buoni bimestrali a sostegno delle spese di prima necessità, per favorire i comportamenti virtuosi della persona
o del nucleo familiare. Nel caso emergano delle criticità che ostacolano i cambiamenti sul piano economico, subentra quindi il lavoro di rete insieme ai partner aderenti al progetto, che intervengono in caso di perdita del lavoro, emergenza abitativa, sovraindebitamento, difficoltà linguistiche, psicologiche o di gestione familiare. «Al nostro sportello di microcredito, attivo da 14 anni, vediamo tante problematiche e da tempo cerchiamo di collaborare con altre realtà territoriali in città e provincia, perché spesso c’è bisogno di un intervento integrato accanto a quello economico – specifica Colmelet -. La novità di questo progetto sta nell’aver coinvolto fin dall’inizio realtà del Terzo settore disponibili a lavorare in rete, capaci di prendere in carico con uno sguardo complessivo la persona o la famiglia
e collaborare insieme fino alla soluzione delle problematiche, o al loro miglioramento.» Sono previsti inoltre dei percorsi di formazione per i beneficiari del progetto sull’educazione finanziaria e sull’accesso ai diritti, per far conoscere quali siano i supporti sociali esistenti sul territorio e le modalità di accesso.
«Dare risposte integrate non è semplice, perché innanzitutto noi operatori non sempre siamo formati su tutti gli strumenti a cui è possibile
accedere per chi è in difficoltà – afferma Miriam Scappini, vice-presidente de Le Fate onlus -. Altrettanto chi ha bisogno di aiuto fatica ad avere una visione d’insieme e cerca interventi singoli, che non bastano a dare un esito efficace sull’intero contesto.» Uno dei fattori importanti del progetto è anche la relazione con i servizi pubblici, che ancora rispondono in modo settoriale per mancanza di risorse. «Costruire un welfare generativo non può prescindere dalle istituzioni – conclude Colmelet -. Con questo progetto non miriamo a sostituire nessuno, anzi, agiamo per rendere più fluido e coerente l’impegno a favore di quella fetta di popolazione che fa parte dei “nuovi poveri”. Vogliamo costruire una buona intesa in ogni singolo territorio in cui siamo presenti, perché nessuno resti indietro.»