Una storia Barbara… A San Giovanni lupaototo, la testimonianza di Barbara Bartolotti, vittima di una violenza assurda e senza senso avvenuta nel 2003 a Palermo da parte di un collega di lavoro che mentre la colpiva per ucciderla le urlava: “Non ti posso avere, meglio ucciderti”. Barbara, all’epoca ventinovenne venne presa a martellate in testa dopo essere salita sulla vettura di Michele Perrone, un ragazzo di buona famiglia che la accompagnava spesso per questioni di lavoro. Mai un segno di squilibrio, né un avvisaglia: Barbara si trova riversa a terra sul ciglio della strada intontita; questo è solo l’inizio dell’orrore. L’aggressore la accoltella diverse volte, la cosparge di benzina e le da fuoco.
Di quella giornata, del coma, dei mesi di ricovero nel reparto grandi ustionati e del recupero psicologico dopo aver perso anche il bambino che portava in grembo, ha parlato con forza inaudita ieri sera la Bartolotti, che è intervenuta nell’Auditorium della scuola media di San Giovanni Lupatoto nell’ambito delle giornate dedicate al contrasto alla violenza sulledonne che l’amministrazione comunale sta promuovendo. “Non ho avuto giustizia” ha continuato la protagonista di questa assurda storia. Il suo aggressore, grazie all’indulto e ai vari sconti di pensa, è libero nonostante le proteste che lei ha messo in atto di fronte al tribunale e alla ricerca di un appoggio nelle istituzioni. “Lo stato non c’è stato per me” ha dichiarato, ma la speranza per lei si è rinnovata. Dopo lo strazio e il dolore di dover convivere per sempre con cicatrici indelebili sia sul corpo che nell’anima, Barbara Bartolotti ha dato alla luce una bambina, il suo vero riscatto, la sua speranza. Barbara ora ha dato vita ad un’associazione di non violenza che si chiama “Libera di… vivere” e racconta la propria storia in un libro dal titolo “Una storia Barbara” oltre a presentarla a scuole, associazioni e comuni.
Alla serata/incontro sono intervenuti l’assessora alle pari opportunità del comune di San Giovanni Lupatoto Debora Lerin, il sindaco di San Giovanni Attilio Gastaldello e le dirigenti scolastiche degli istituti del comune dove Barbara presenterà la propria storia agli studenti. Perché è proprio da qui che deve partire l’insegnamento di rispetto che si deve non solo alla donna ma anche agli altri esseri umani.