Uno dei motivi per cui lo sport sa essere tanto entusiasmante consiste nel fatto che si compete al massimo delle proprie possibilità per vincere, ma ciò che forse conta di più è il rispetto verso i partecipanti, verso lo sport stesso e verso il pubblico.
Eppure, purtroppo, non è sempre così. Negli ultimi mesi si è infatti messa in luce una preoccupante tendenza, che ha portato diverse manifestazioni sportive – soprattutto nell’ambito del calcio dilettantistico – ad occupare le pagine dei giornali per episodi non legati ai risultati sportivi. Nel solo mese di gennaio, per esempio, si sono riscontrati tre episodi di aggressione a direttori di gara, che hanno portato il Presidente del C.R.A. Veneto Associazione Italiana Arbitri Dino Tommasi e il Presidente del Comitato Regionale del Veneto L.N.D. / F.I.G.C. Giuseppe Ruzza a diramare un comunicato per sensibilizzare giocatori, tifosi e addetti ai lavori su questo tema.
Sembra che anche la mobilitazione delle istituzioni non sia però bastata: l’ultimo incidente, fra i più chiacchierati, è infatti avvenuto domenica 16 febbraio all’impianto sportivo Leo Todeschini di Zevio, durante la partita del girone B di Prima Categoria fra Zevio e Valdalpone Roncà.
La dinamica è stata ricostruita più volte e con voci discordanti. Ciò che emerge senza dubbio dalle versioni dei protagonisti è che alcuni giocatori in campo abbiano per così dire “oltrepassato” il confine fra i contatti di gioco e la condotta antisportiva, sfociando poi in atteggiamenti violenti, da parte di un tesserato della squadra ospite, nei confronti del Direttore di Gara.
Questi episodi hanno portato alla sospensione dell’incontro al minuto 44 e alla richiesta di intervento dei carabinieri di Zevio, anche se il clima, diversamente da quanto raccontato in precedenza, poteva dirsi tutto sommato disteso e collaborativo.
Ora, qualche settimana dopo quella domenica e nel momento in cui il calcio si ferma quasi del tutto a causa dell’emergenza sanitaria per la diffusione del Covid-19, arriva la sentenza del Giudice Sportivo Giovanni Molin. I verdetti del post-partita parlano di un’ammenda di €100,00 alla società ospite del Valdalpone Roncà e di una maxi-squalifica di un anno per il tesserato della stessa che ha aggredito l’arbitro. L’esito della partita, invece, resta tutto da scrivere: la gara sarà recuperata in data da destinarsi e riprenderà dal minuto della sospensione.
«Siamo felici che il Giudice Sportivo abbia riconosciuto che la responsabilità dell’accaduto non fosse della nostra società o di nostri tesserati – spiega Giorgio Scandola, presidente dell’Ac Zevio 1925 – anche se non capiamo per quale motivo non sia arrivata la vittoria a tavolino dal momento che il fattore scatenante della sospensione è stato l’operato del tesserato del Valdalpone Roncà. Inoltre – prosegue Scandola – il verdetto purtroppo non tiene conto del danno d’immagine che la società ha subito per un episodio così controverso e discusso».
Una vittoria a metà, dunque, quella percepita dalla società bianconera in seguito alle decisioni del giudice sportivo, ma secondo Scandola ciò che richiede maggior riflessione è la condotta violenta in ambito calcistico: «purtroppo sono episodi che possono capitare perché il calcio è uno sport fisico e come in tutti gli sport di squadra in campo possono crearsi incomprensioni – dice il presidente del club – ma l’intelligenza dei giocatori, soprattutto di quelli più esperti, sta nella consapevolezza che, aldilà degli esiti di una partita, al triplice fischio si torna amici come prima. Invece, con fatti come questo, rischiano di alimentarsi astio e rivalità che non appartengono al mondo dello sport ma a quello dello dell’odio».