Le richieste di informazioni per lavorare in agricoltura registrate da Coldiretti Veneto hanno fatto il giro d’Italia. Agli indirizzi mail delle sedi provinciali hanno scritto in 1500, oltre 200 a Verona, qualificandosi come esperti del turismo, blogger, grafici, studenti universitari, responsabili marketing esprimendo nella domanda di informazioni il desiderio di dare una mano agli agricoltori in piena campagna di raccolta asparagi, fragole, insalata e altri ortaggi. Veri e propri appelli per trovare un’occupazione ma anche per sostenere nei campi e la produzione di frutta e verdura messa a rischio dalla mancanza di manodopera straniera stagionale ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria.Oltre a sentirsi utili per una giusta causa, ovvero assicurare il Made in Italy a tavola, c’è nel profondo l’interesse per un mestiere svolto a contatto con la natura e caricato di una grande responsabilità sociale: garantire l’approvvigionamento di cibo alla collettività. E se sono 2mila i nuovi imprenditori agricoli under 30 già titolari d’azienda che sono ricorsi alle misure del Piano di Sviluppo Rurale 2017-2020 senza contare chi non ha avuto accesso ai finanziamenti ed ha investito comunque – spiega Alex Vantini delegato provinciale e regionale di Giovani Impresa Coldiretti – le nuove generazioni che si affacciano al settore per dare il proprio contributo nei campi in una situazione di emergenza sanitaria è un messaggio incoraggiante per tutti. Questa è l’effervescenza del primario, un comparto dove più si guarda per il benessere e la qualità della vita oltre che per la carriera personale”. Rimane ancora aperta la questione dei voucher il cui ripristino gioverebbe al sistema agroalimentare. “In questo momento non c’è spazio per posizioni ideologiche servono scelte pragmatiche. I voucher in agricoltura – sostiene Coldiretti – potrebbero consentire solo a cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui peraltro scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta. Sul fronte dei lavoratori stagionali è stato aperto un canale con la Romania attraverso contatti bilaterali con Coldiretti al fine di coinvolgere cittadini rumeni e di avviare una capillare campagna di informazione sulle garanzie di sicurezza e di protezione dei diritti offerte dalle aziende agricole. Tutto nel rispetto delle misure per la tutela della salute dei lavoratori, prioritario nel contesto della pandemia causata dal Coronavirus. Riscontri positivi anche in Coldiretti Veneto con l’avvio della fase diplomatica con il Consolato generale di Romania di Trieste. Coldiretti ricorda che in Veneto la comunità rumena è la più numerosa con 14mila unità lavorative stagionali presenti ogni anno.