La proroga della riapertura delle scuole in Veneto al 1 febbraio, comunicata poche ore prima della millantata riapertura suscita tante critiche da docenti, studenti e genitori in tutto il Veneto. La Rete degli Studenti Medi di Verona lancia un video-appello e, insieme al comitato Ridateci La Scuola, organizza un flash mob davanti al Liceo Montanari contemporaneamente ad analoga iniziativa davanti al Palazzo della Regione Veneto per chiede a Zaia e Donazzan un piano concreto per la prossima riapertura delle scuole. Proteste presidi e lezioni in presenza oggi in altre 19 città d’Italia.
“Ci siamo mobilitati perché troviamo assurdo che la priorità della nostra Regione sia tenere aperti centri commerciali ed aziende piuttosto che le scuole superiori. Non ci sono stati sufficienti interventi sui trasporti, spazi ed i tamponi per personale e studenti -dichiara Camilla Velotta, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Verona-. Guardando ai contagi sappiamo perfettamente come il Veneto non abbia avuto un’organizzazione virtuosa, ma la scarsa pianificazione e la noncuranza nei confronti dei giovani non può pesare ancora sulle spalle di migliaia di studenti e docenti. Non ci stiamo, non siamo marionette da spostare a piacimento.”
Gli Studenti della Rete hanno appeso cartelli e striscioni davanti l’istituto proprio oggi 7 gennaio. Giorno in cui, secondo le linee del ministero, si sarebbero dovuti riaprire finalmente i cancelli delle scuole superiori del Paese.
“Le scelte del governo degli amministratori locali non possono ignorare quanto sempre più voci autorevoli, anche all’interno del CTS, denunciano ossia che gli effetti negativi del Covid sui giovani sono più indiretti che diretti. La dispersione e l’abbandono scolastico sono in aumento e assistiamo ad un rilevante incremento di disagio psicologico dei ragazzi inevitabilmente legato al protrarsi della chiusura delle scuole. La scuola non è un luogo prioritario di contagio e la chiusura delle sole scuole è una misura che non ha una efficacia concreta per il contenimento della pandemia, mentre l’utilizzo ormai strutturale della DAD genera danni profondi sia dal punto di vista cognitivo che socio economico. Urge una programmazione seria, concreta e responsabile, alla quale devono contribuire tutte le istituzioni responsabili, per consentire una riaperture in presenza e in sicurezza” afferma Rachele Peter di Ridateci la Scuola.