I Sindacati dei Pensionati Spi-Cgil, Fnp- Cisl e Uilp-Uil denunciano lo stato di grave difficoltà di molte pensionate e pensionati, lavoratrici e lavoratori che si rivolgono ai nostri sportelli per la progressiva ed estremamente preoccupante impennata del costo dell’energia che ha portato incrementi in bolletta di oltre il 50% con inevitabili riflessi anche sulle spese condominiali di prossima scadenza e su tutti i beni di consumo. L’Istat evidenzia infatti una dinamica inflattiva generalizzata con un incremento dei prezzi del 4,9% a gennaio 2022. L’accelerazione è trainata dai beni energetici, che a gennaio fanno segnare un eccezionale +93,5%, ma riguarda anche i prezzi dei beni alimentari e della cura della casa (da +2,4 % di dicembre al +3,2% di gennaio) nonché tutti i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4% a +4,3%). Una crescita così non si registrava da aprile 1996. Dunque, oltre agli aumenti dell’energia, pensionate pensionati, lavoratrici e lavoratori devono quindi far fronte anche ai rincari del carrello della spesa. In questo quadro si aggiungono inoltre i rincari di alcune tariffe di servizi pubblici comunali a partire dalla Tari, la cosiddetta tassa sui rifiuti, che nel capoluogo nel 2022 costerà 1,6 milioni di euro in più, per un monte complessivo di circa 50 milioni di euro.
Considerando che nel veronese 6,4 pensioni su 10 presentano importi inferiori ai mille euro mensili, e che tra queste l’importo medio è di appena 527 euro mensili, i rincari sopra elencati mettono in grave difficoltà le pensionate e i pensionati con gli assegni più bassi. Per il capoluogo scaligero parliamo di una platea stimata di circa 34 mila pensionate e pensionati (il 61,30% del totale) percettori di assegni poveri o poverissimi sotto ai mille euro, con importi medi di appena 500,27 euro mensili. “È il momento di intervenire a sostegno delle persone messe in difficoltà dall’attuale ondata inflattiva, che i vari bonus, luce, gas e acqua non riescono a proteggere a causa di importi insufficienti e di soglie di accesso risibilmente basse (8.265 euro di reddito Isee) che presuppongono condizioni di estrema indigenza e di pressoché totale mancanza di risorse che, per fortuna, non rispecchiano ancora la condizione diffusa nella stragrande maggioranza dei pensionati e delle pensionate veronesi”, affermano i sindacati uniti nella persona di Adriano Filice (Spi-Cgil), Dino Andreone (Fnp-Cisl), Gianluigi Meggiolaro (Uilp-Uil). “Secondo gli attuali parametri dei bonus energia, per un anziano o un anziano che vivano soli, non basta percepire una pensione da fame inferiore ai 635 euro mensili. Bisogna anche non disporre di alcun risparmio sotto forma di deposito bancario e non essere titolare della casa in cui si vive. Chiediamo allora un adeguamento delle soglie Isee a quelle che sono le condizioni reali dei pensionati e delle pensionate veronesi e, per quanto riguarda l’accesso alle agevolazioni sociali, un allineamento almeno delle soglie almeno ai livelli della pensione di cittadinanza che attualmente richiede un Isee di 9.360 euro. Inoltre chiediamo un aumento di almeno il 50% della consistenza degli aiuti economici. Come Sindacato dei Pensioni siamo nelle condizioni di condurre un proficuo confronto con le amministrazioni comunali del territorio, a partire da quella del capoluogo, per ricercare insieme le giuste soluzioni e venire incontro alle difficoltà e ai bisogni della parte più fragile della popolazione veronese”, concludono.