Con 209 ambiti di assistenza primaria carenti, la situazione dei medici di base nella nostra provincia torna a livelli di emergenza. Lo scorso dicembre, dopo l’infornata di corsisti che aveva contribuito a tappare i buchi, le zone carenti erano scese a 103, in netta diminuzione rispetto alle 142 di ottobre 2022 e alle 146 di maggio 2022.
La nuova esplosione, del resto, può stupire soltanto chi non ha letto le notizie o ascoltato le voci che nel capoluogo così come nei vari paesi della provincia annunciavano l’imminente pensionamento di numerosissimi medici di famiglia.
È così che il quartiere di Parona è rimasto scoperto da un posto di medico di base, mentre a Porto San Pancrazio è tornata vuota la casella che per un breve periodo era stata occupata. Disastrosa, nel complesso, la situazione del Distretto 1, che comprende anche parte dell’Est veronese e la Lessina, dove le zone carenti che a dicembre risultavano 1 soltanto ora sono diventate ben 43 tra cui spiccano le 29 caselle vuote nelle Circoscrizioni 1, 2 e 3.
Non va meglio nel Distretto 2 dove le zone carenti sono passate da 37 a 64 con un aumento di +16 nell’Ambito numero 6 comprendente Buttapietra, Castel d’Azzano, San Giovanni Lupatoto e le Circoscrizioni 4 e 5 del Comune di Verona.
Nel Distretto 3 gli ambiti scoperti passano da 27 a 43 con un aumento di +8 tra Casaleone e Cerea e tra Angiari e Legnago.
Nel distretto 4 della Pianura Veronese le zone carenti aumentano da 38 a 60 con punte di +10 in zona Lago e +8 nell’Ovest Veronese tra Isola della Scala, Mozzecane, Trevenzuolo, Valeggio sul Mincio e Vigasio.
E ancora non basta: il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) che avrebbe dovuto fornire supporto al territorio secondo quanto annunciato negli ultimi mesi, risulta esso stesso in forte difficoltà: nell’Ulss 9 sono vacanti ben 117 incarichi da 24 ore settimanali per un totale di 2.208 ore, evidenziando la più grave carenza del Veneto seconda soltanto a quella dell’Ulss 2 (139 incarichi vacanti).
Questa situazione non fa altro che aggravare l’intasamento dei pronto soccorso dove peraltro si trovano sempre più medici a gettone.
«Siamo in presenza di una emergenza gravissima della quale la Regione Veneto porta la totale responsabilità in fatto di mancata programmazione e di non efficacia delle risposte che vengono date in quanto permane uno stato di continua emergenza – è il commento del Segretario Generale dello Spi Cgil Verona Adriano Filice –. Chi amministra questa regione vuole convincere l’opinione pubblica che tutto va bene e che essa rappresenti ancora un punto di eccellenza. Il territorio intanto vive in modo drammatico la carenza di medici, il ritardo delle prestazioni, l’emergenza della medicina territoriale. Inoltre la carenza del servizio sanitario pubblico porta ad un sempre maggiore finanziamento della sanità privata. Chiediamo serietà e rispetto per decine di migliaia di veronesi anziani che vengono privati di un servizio essenziale e che necessitano oltre che di questo anche di tutta l’assistenza socio-sanitaria promessa dalla nuova legge sulla non autosufficienza e dalla riforma che deve portare sul territorio le nuove Case della Comunità. Come possiamo pensare di dare un contenuto positivo ai nuovi servizi se la Regione non è in grado nemmeno di mettere a disposizione il medico di famiglia?».