In occasione del Giorno del Ricordo (10 febbraio) si svolgeranno a San Giovanni Lupatoto alcuni eventi dedicati alla tragedia del confine orientale italiano tra il 1943 e il 1947, organizzati dall’associazione Balder e con il patrocinio del Comune di San Giovanni Lupatoto. Con il Giorno del Ricordo, l’Italia ricorda la tragedia del confine orientale e delle vittime delle Foibe e dell’Esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati. Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che sono stati gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.
Sabato 10 febbraio alle 11, alla presenza delle autorità ci sarà la deposizione di una corona al Parco Martiri delle Foibe (nel quartiere Vendramini) con un minuto di silenzio per le vittime a lungo dimenticate.
Sarà poi illustrato il progetto ‘Viaggio in Istria – un racconto per immagini’, esito della ricerca promossa dall’Associazione Coordinamento Adriatico Aps, e sviluppato dall’architetto Emanuele Bugli con il dott. Davide Lo Presti e l’architetto Martina Rigoni, autrice degli scatti fotografici.
Mercoledì 14 febbraio alle 20:45, alla sala civica del Centro culturale di San Giovanni, sarà presentato il libro “Viaggio in Istria – un racconto per immagini” con la presenza degli autori.
Sabato e Domenica 17 e 18 febbraio, dalle 9 alle 12 e dalle 5 alle 18:30, all’interno della sala civica del Centro culturale di San Giovanni Lupatoto, sarà aperta la mostra omonima, con l’esposizione e il racconto delle immagini contenute nel libro.
Tutti gli eventi sono ad ingresso libero e tutti i cittadini sono invitati a partecipare.
«Il progetto nasce dalla volontà di raccogliere una testimonianza fotografica forte di un racconto complesso, articolato in secoli di legami fra le due sponde dell’Adriatico – spiega l’assessore del Comune di San Giovanni Lupatoto Maurizio Simonato –. L’ambizioso obiettivo è di creare un inventario visivo delle tracce sedimentate dalla storia nei territori costieri di Istria e Dalmazia. Il frutto di quello che uomini prima di noi hanno costruito, del territorio che hanno plasmato, in un tempo che ora non c’è più. E’ una dimensione nostalgica, nel senso etimologico del termine, che non si ferma al compiacimento per l’ottimo scatto fotografico, ma che prosegue nell’animo per unirsi al ricordo».