Ca’ del Bue, l’eterno incompiuto. Potremmo definirlo così l’impianto di smaltimento rifiuti realizzato nel 1986 con l’idea di farne l’inceneritore cittadino. In quasi quarant’anni di vita, il termovalorizzatore (forse è più elegante chiamarlo così) che si trova nelle Basse di San Michele, nel territorio comunale di Verona, di proprietà di AGSM AIM, ha funzionato soltanto per poco tempo, in particolare nel triennio dal 2003 al 2006. Poi è tornato a riposare, non per volontà sua, a causa di alcune criticità tecniche mai risolte. Nel frattempo sono passati un paio di decenni senza che nessuno, dalla politica ai comitati cittadini, abbia pensato seriamente a come risvegliarlo e a quale ruolo affidargli. Tutto si riduce in un Ca’ del Bue “sì” e in un Ca’ del Bue “no”. Sarebbe forse arrivato il tempo di chiedersi Ca’ del Bue “perché”.
Come sappiamo, il tema dei rifiuti è sempre più impellente e costituirà, lo dicono autorevoli studi scientifici, un problema serio in futuro. Ne produciamo troppi e in quantità sempre maggiore. Da dicembre 2023, la stessa AGSM AIM, presieduta ora dal professor Federico Testa, già deputato della Repubblica italiana e presidente dell’ENEA, ha provato a introdurre una nuova funzione attivando un biodigestore per il trattamento di 40.000 tonnellate/anno di Frazione Organica dei Rifiuti (FORSU) mediante il processo di digestione anaerobica. Un ‘iniezione di fiducia per il gigante stanco che è stato utilizzato dal 2006 a oggi soltanto come centro di deposito e smistamento dei rifiuti.
La municipalizzata vorrebbe fare di più: non solo raddoppiare il biodigestore, ma attivare una terza linea dedicata all’essicamento dei fanghi da depurazione. Un’ipotesi che ha scatenato le proteste dei cittadini, inclusi quelli dei comuni limitrofi di San Martino Buon Albergo, San Giovanni Lupatoto e Zevio, capitanati dai rispettivi sindaci.
Il presidente Testa, in una recente intervista rilasciata su Radio Adige TV, ha esposto i dettagli dell’operazione e le sue prospettive, mantenendo un atteggiamento aperto al dialogo.
Presidente, qual è il contesto attuale dell’impianto Ca del Bue e quali sono gli obiettivi per il suo utilizzo?
A Ca’ del Bue si produce biometano da frazione organica residua, un processo che non comporta combustione e che mira a ridurre l’impronta carbonica, contribuendo a un ambiente più pulito. Il nostro obiettivo è anche quello di alimentare i bus della provincia e, a lungo termine, i mezzi dell’Amia in città. Abbiamo iniziato questa produzione a dicembre 2023, anche come risposta ai rincari del metano. Inoltre, è già stata approvata una seconda linea di produzione dalla Regione per aumentare ulteriormente questa capacità.
Che cosa sono i fanghi di depurazione e perché è stata proposta la loro gestione, oggi molto discussa, presso l’impianto?
I fanghi di depurazione sono ciò che resta dopo il trattamento delle acque reflue, con un’umidità del 75%. Rispetto a una volta non possono più essere utilizzati in agricoltura, se non in minima parte, a causa della presenza di metalli pesanti. La gestione di questi fanghi a Ca’ del Bue è stata proposta per affrontare il problema del loro smaltimento in modo sostenibile, evitando l’uso di discariche, che sono sempre meno, o il trasporto all’estero, in particolare in Ungheria. Questo impatto diretto lo si ha anche sulle tariffe dell’acqua, dato che lo smaltimento dei fanghi è uno dei maggiori costi, ad esempio, per Acque Veronesi.
Perché molti sindaci dei territori limitrofi si sono opposti alla vostra proposta?
Comprendo le preoccupazioni dei sindaci, che agiscono per difendere gli interessi dei loro cittadini. Ho chiarito più volte che se il progetto dovesse portare a un aumento dell’inquinamento per chi vive in quei territori, non andrebbe realizzato. I dati in nostro possesso ci dicono il contrario, ovvero che ci sarebbe sia una sostenibilità economica che ambientale. E l’intenzione, in ogni caso, è quella di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per minimizzare gli impatti ambientali negativi.
Quali sono i prossimi passi per il progetto di gestione dei fanghi a Ca del Bue?
Abbiamo richiesto una proroga per l’invio di documentazione aggiuntiva alla Regione, inclusa la valutazione di impatto sanitario. Il nostro obiettivo è dimostrare che possiamo ridurre l’impatto ambientale attuale e intendiamo farlo anche avvalendoci di enti terzi pubblici. Spero che le amministrazioni locali vogliano collaborare in questa direzione e scegliere assieme a noi il soggetto incaricato, autorevole e terzo, dello studio. Se non riusciremo a garantire la sicurezza e la sostenibilità del progetto, non procederemo. Se riusciremo, vedremo. La cosa che importa è affrontare questa sfida per non gravare ulteriormente sulle tariffe dell’acqua e per lasciare un mondo migliore ai nostri figli.
Di Matteo Scolari
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