Con la cerimonia simbolica di piantumazione del primo gelso sui terreni della società agricola cooperativa Ca’ Magre a Isola della Scala, è stato dato l’avvio ufficiale a “Boscàja”, il progetto voluto da una rete di partner attivi nella cura dei territori in un’ottica di responsabilità sociale, economia del bene comune e agricoltura sostenibile. Il progetto “Boscaja” ha l’obiettivo di frenare il degrado ambientale tramite il rimboschimento delle aree agricole marginali della pianura e della collina veronese.
I nuovi boschi avranno la capacità di assorbire anidride carbonica, riflettere la radiazione solare e diminuire il riscaldamento della superficie terrestre. A questi benefici si aggiungono il contrasto all’inquinamento delle falde, la riduzione del rischio idrogeologico e l’aumento della biodiversità vegetale e animale.
In questi primi mesi di avvio dell’iniziativa, quattro diverse realtà agricole – tra cui la Ca’ Magre – hanno messo a disposizione 17 ettari totali per iniziare la pratica di rimboschimento. Il progetto sarà presto accompagnato da un programma educativo e didattico, destinato a studenti e studentesse di tutto il ciclo di studi e inserito nel progetto “Prendersi cura della Terra”, coordinato dall’associazione “AMEntelibera” e sostenuto da un contributo di Fondazione Cariverona. Già dal 1998 la cooperativa Ca’ Magre, inoltre, si occupa della vicina “Palude della Pellegrina”: il sito rappresenta uno dei tre lembi residui di zona umida appartenenti al territorio palustre delle Valli Grandi Veronesi. La tutela dell’area rientra nella visione che pone al centro le aziende agricole come protagoniste della tutela ambientale. In zona in questi anni sono stati piantati circa 800 alberi scelti tra le essenze autoctone.
«Il progetto mira a incentivare la piantumazione di boschi al fine di fermare gli effetti deleteri dei cambiamenti climatici – spiega Antonio Testini, presidente della cooperativa Ca’ Magre –. In Italia è necessario piantare nei prossimi anni circa due miliardi di arbusti: non un’impresa impossibile. Le aziende agricole hanno possibilità di gestire e fare la manutenzione dei boschi, mettendo a disposizione i propri terreni e garantendo un connubio continuativo con le imprese industriali che possano finanziare questi tipi di progetto».
Ai donatori – uno dei quali è la Fondazione Zanotto – viene chiesto un impegno decennale di versare 2.000 euro all’anno per i primi cinque anni per ogni ettaro di bosco “adottato”. In seguito, 1.300 euro all’anno per i successivi cinque anni, sempre per ogni ettaro di bosco. Sarà inoltre agevolata la “rete dei boschi agricoli” che possa facilitare iniziative di collaborazione tra i soggetti partecipanti. La gestione economico-fiannziara sarà garantita dal Comitato Mag per la solidarietà sociale.