GlaxoSmithKline, in collaborazione con l’International Federation on Ageing (IFA), scende in campo per contribuire ad accrescere la consapevolezza dei cittadini sui rischi dell’Herpes Zoster (HZ), il cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio, attraverso la prima settimana globale di sensibilizzazione su questa patologia (“Shingles Awareness Week”), in programma in tutto il mondo dal 28 febbraio al 6 marzo. Nel nostro Paese l’iniziativa registra il patrocinio della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) e di Cittadinanzattiva.
“Il rischio di Fuoco Sant’Antonio (Herpes Zoster) è qui” è il tema scelto per questa prima edizione, proprio per sottolineare il fatto che se hai 50 anni o più, molto probabilmente hai già contratto il virus che causa l’Herpes Zoster il quale permane in forma latente all’interno dell’organismo. In pochi, infatti, ne sono a conoscenza. In un sondaggio condotto da Ipsos MORI in diversi Paesi del mondo su 2.509 soggettii, si è scoperto che, mediamente, solo il 7% delle persone intervistate crede di essere ad alto rischio di sviluppare l’Herpes Zoster nei prossimi 10 annii.
L’obiettivo della “Shingles Awareness Week” è quindi quello di aumentare la comprensione dell’impatto dell’Herpes Zosteri e aiutare a superare i luoghi comuni che interessano questa patologia. Tre i principali “falsi miti” da sfatare: “io non lo prenderò“, “ho uno stile di vita sano“, “ho già avuto l’Herpes Zoster in passato“.
Il virus che causa l’Herpes Zoster è il virus della varicella-zoster, lo stesso che causa la varicella. Oltre il 90% degli adulti sopra i 50 anni ha già contratto il virus che causa il “Fuoco di Sant’Antonio”, e 1 adulto su 3 svilupperà l’Herpes Zoster nel corso della sua vita[iii]. Ecco perché è importante essere consapevoli dei possibili rischi e confrontarsi con il proprio medico per conoscere quali strumenti di prevenzione sono oggi disponibili e cosa si può fare per ridurre il rischio di sviluppare il “Fuoco di Sant’Antonio”.
L’epidemia di Covid-19 ha reso evidente come la perdita di forza del nostro sistema immunitario aumenti il rischio di sviluppare malattie infettive. È il fenomeno – comune e irreversibile – dell’immunosenescenza ovvero l’invecchiamento biologico del sistema immunitario all’avanzare degli anni. Ma il rischio non riguarda solo chi ha difese immunitarie “meno performanti” per via dell’età: a essere più esposte sono le persone considerate fragili perché affette da patologie croniche o che alterano la funzionalità del sistema immunitario.
Antonio Ferro, Presidente della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) in proposito ricorda: “La situazione pandemica ha travolto la popolazione mondiale e i pazienti fragili sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto. Se da una parte hanno avuto accesso a corsie preferenziali per la vaccinazione anti SARS-CoV-2, dall’altra hanno subito il rallentamento delle vaccinazioni di routine, raccomandate dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, con particolare riferimento a quella contro l’Herpes Zoster. Parliamo di centinaia di migliaia di pazienti affetti da diabete, Hiv, patologie tumorali e malattie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche che rischiano di veder ulteriormente compromessa la propria qualità di vita a causa del “Fuoco di Sant’Antonio” e delle sue conseguenze. Ad esempio – continua Ferro – i soggetti diabetici presentano un rischio aumentato del 30% di sviluppare infezione da Herpes Zoster, con la possibilità di manifestare una maggiore severità e persistenza di Nevralgia Post-Erpetica rispetto ai non diabetici. Ma anche i pazienti con artrite reumatoide hanno un rischio da 1,5 a 2 volte più elevato di contrarre la patologia rispetto ai loro coetanei nella popolazione generale, mentre l’incidenza del cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio” nelle persone affette da neoplasie solide è nettamente aumentata rispetto alla popolazione generale. L’incidenza cresce all’aumentare del livello di immunosoppressione dovuto sia alla patologia che al trattamento”.
Gsk in Italia supporterà la “Global Shingles Week” con una campagna di sensibilizzazione on line che ricorda che “Il rischio di Fuoco Sant’Antonio (Herpes Zoster) è qui” e come adulti e pazienti fragili possano confrontarsi con il proprio medico per prevenire questa patologia.
“Siamo lieti di unire gli sforzi a livello globale con la Federazione Internazionale sull’Invecchiamento per questa nuova iniziativa – spiega Barbara Lasagna, Responsabile area vaccini GSK – dando il via alla prima settimana di sensibilizzazione sull’Herpes Zoster, che in Italia registra anche l’importante supporto della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) e di Cittadinanzattiva. Il nostro obiettivo comune è contribuire alla diffusione di informazioni utili ai cittadini per confrontarsi con il proprio medico di fiducia e proteggersi da malattie prevenibili che possono avere un notevole impatto sulla qualità di vita”.
Per Jane M Barratt, Segretario Generale dell’International Federation on Ageing (IFA): “Come sostenitore globale delle popolazioni che invecchiano, siamo lieti di collaborare a questo sforzo mondiale per aumentare la consapevolezza dell’Herpes Zoster e aiutare gli adulti a capire i rischi e le complicazioni associate a questa dolorosa malattia”.
L’Herpes Zoster
L’Herpes Zoster (HZ), più comunemente noto come “Fuoco di Sant’Antonio”, è la riattivazione del virus varicella Zoster (VZV) che colpisce le strutture nervose. Alla riattivazione, di solito, si associa una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o dell’addome sotto forma di una singola striscia di vescicole.
Il VZV appartiene alla grande famiglia degli Herpes virus, ed è lo stesso che causa la varicella nei bambini. Il virus, infatti, dopo aver causato la varicella, rimane inattivo nel tessuto nervoso per poi risvegliarsi, in alcuni casi, a distanza di molti anni, sotto forma di fuoco di Sant’Antonio.
Circa 1 individuo adulto su 3 svilupperà un episodio di Herpes Zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, arrivando ad 1 individuo su 2 nei soggetti di età ≥ 85 anni. La malattia si associa ad una pessima qualità di vita e per periodi prolungati assorbe molte risorse del Servizio sanitario nazionale in termine di visite, accertamenti e cure.
Sintomi e diagnosi – L’Herpes Zoster compare prevalentemente a livello toracico, anche se ci possono essere altre localizzazioni, e interessa tipicamente un solo lato del corpo.
La malattia ha inizio con una fase iniziale (prodromica) pruriginosa e dolorosa, seguita dalla comparsa di vescicole piene di liquido. Le lesioni possono continuare per circa 7 giorni, al termine dei quali si formano le croste, che spariscono in 3 settimane. Le vescicole dell’Herpes Zoster possono comparire anche sul viso, interessando l’occhio e il nervo ottico.
Altri sintomi comprendono:
- febbre
- mal di testa
- bruciore
- disturbi di stomaco
La diagnosi dell’infezione è clinica e non necessita solitamente di test di laboratorio.
L’Herpes Zoster è solitamente accertato (diagnosticato) sulla base della comparsa del dolore e delle tipiche vescicole (eruzione cutanea) su un solo lato del corpo. Sono anche disponibili esami di laboratorio, qualora il medico li ritenga opportuni.
Per la terapia dell’herpes zoster si possono impiegare cure locali e/o generali (sistemiche) per ridurre i disturbi (sintomi) e limitare il rischio di complicazioni. Le cure includono:
- antivirali, farmaci specifici che bloccano la riproduzione (replicazione) del virus riducendo la durata della malattia, ma che non agiscono sul dolore
- antidolorifici e antinfiammatori, medicinali che agiscono solo parzialmente su questo tipo di dolore
- gel a base di cloruro d’alluminio, applicato direttamente sulle vescicole ne accelera la guarigione e riduce il prurito/dolore
Le complicanze – Le complicanze della malattia, molto serie e in alcuni casi fatali, possono essere molteplici:
- nevralgia post-erpetica, la più comune, con un’incidenza che aumenta parallelamente con l’età: causa un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto, che perdura per almeno 90 giorni dopo l’eruzione cutanea; la durata della nevralgia post-erpetica è variabile da pochi mesi ad anni o, addirittura, per tutta la vita con impatto negativo e disabilitante sulla qualità della vita stessa del paziente
- sindrome di Ramsay Hunt, quando l’infezione coinvolge il nervo facciale, vicino all’orecchio causando paralisi facciale e perdita dell’udito
- infezione degli occhi e perdita della vista, quando l’infezione coinvolge il nervo trigemino con conseguente infiammazione del nervo ottico, glaucoma, ulcere e cicatrici sulla superficie dell’occhio; questa complicanza può portare a perdita della vista
- infezione batterica delle vescicole
- cicatrici permanenti
- infezione di polmoni, fegato, meningi, encefalo
La prevenzione dell’Herpes Zoster
Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (PNPV) ha introdotto nel calendario vaccinale, oltre che nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la vaccinazione anti-HZ per la coorte dei 65enni e per i soggetti a partire dai 50 anni di età con presenza di patologie quali diabete mellito, patologia cardiovascolare e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), o candidati al trattamento con terapia immunosoppressiva fattori che aumentano il rischio di sviluppare HZ o ne aggravano il quadro sintomatologico. Sinora era disponibile in Italia un vaccino vivo attenuato, in grado di ridurre di circa il 65 per cento i casi di nevralgia post erpetica e circa il 50 per cento di tutti i casi clinici di Herpes Zoster. L’efficacia decresce con l’età, passando dal 70 per cento nei cinquantenni al 41 per cento nei settantenni. L’efficacia del nuovo vaccino ricombinante adiuvato, valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi a distanza di 2 mesi, è invece intorno al 97 per cento nei cinquantenni e del 91 per cento nelle persone ultrasettantenni. Tra i vantaggi anche la possibilità di usarlo in soggetti precedentemente vaccinati con il vaccino vivo attenuato, di co-somministrarlo con alcuni altri vaccini, la persistenza della protezione per diversi anni e l’efficacia contro la Nevralgia Post-Erpetica.