Questa mattina la Giunta del Veneto ha dato mandato all’Avvocatura regionale di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il Decreto Lorenzin sull’obbligatorietà di 12 vaccinazioni entro i primi 16 anni di vita. «Non siamo contrari ai vaccini e alla loro validità scientifica – si legge in un nota della Regione Veneto – ma da 10 anni in Veneto vacciniamo su base volontaria, cioè consapevole, creando così una cultura della prevenzione e della vaccinazione che rappresenta il miglior contrasto alle ‘fake-news’ e ai movimenti antivaccinisti».
Per questo motivo stamane con il Presidente Luca Zaia e tutta la Giunta è stata deliberata l’impugnazione.
«Il nuovo decreto ha portato da 4 a 12 le vaccinazioni obbligatorie da 0 a 16 anni, ma è stato formulato senza alcuna intesa preventiva con le Regioni: nei nuovi Lea non è prevista la copertura dei costi. Il Piano nazionale di vaccinazioni è tarato su 4 vaccini obbligatori (antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B) e gratuiti e prevede quindi un impegno di spesa di 300 milioni, distribuiti in due annualità».
A puntare il dito sul mancato coinvolgimento delle Regioni, sulle quali ricade l’attuazione del nuovo obbligo per 12 vaccinazioni, è l’assessore alla Sanità del Veneto del Veneto Luca Coletto: «Si poteva affrontare in modo diverso il problema della prevenzione vaccinale – prospetta l’assessore – rendendo obbligatorio il ricorso ai vaccini solo nel caso in cui il tasso di copertura fosse inferiore alla soglia ‘di gregge’ raccomandata dalla comunità scientifica. Privilegiare, invece, il modello impositivo significa andare allo scontro con le preoccupazioni dei genitori, tradire il rapporto di fiducia tra medici e cittadini e distogliere risorse significative dai programmi di prevenzione rivolti alle patologie croniche invalidanti, la cui cura assorbe circa il 70 per cento della spesa sanitaria».
«Il Veneto ha privilegiato da anni la scelta volontaria in tema di prevenzione vaccinale grazie ad una informazione trasparente e alla responsabilizzazione di genitori e autorità locali – conclude l’assessore – Non intende perciò rinunciare ad una scelta culturale e di civiltà che si è dimostrata valida e rispettosa della libertà e dei diritti di tutti i cittadini».