Senso di responsabilità e attenzione alla salute arrivano dall’Associazione Florovivaisti Veneti che suggerisce ai propri associati di non aprire i punti vendita al pubblico per contribuire al contenimento del contagio da Covid 19. La situazione epidemiologica nella nostra provincia e la volontà di contribuire al suo contenimento hanno suggerito ai Florovivaisti Veneti la massima cautela e senso di responsabilità verso l’intera popolazione decidendo di tenere chiuse le porte nelle proprie aziende nonostante la possibilità data nei giorni scorsi dal Governo per poter vendere piante, fiori, sementi, vasi, terricci ecc. “La situazione delle nostre aziende è drammatica”, spiega Gianpaolo Girelli, presidente dell’Associazione Florovivaisti Veneti, “ Ma ci rendiamo conto che in questo momento delicato aprire al pubblico rappresenterebbe un rischio per i nostri collaboratori, per le nostre famiglie e per i nostri clienti. La possibilità di aprire che il Governo, su intervento del ministro Teresa Bellanova, ha dato al nostro settore è apprezzabile ma tuttavia per ora non applicabile nel Veneto dove Covid sta dilagando mettendo a dura prova la nostra sanità mietendo decine di vittime ogni giorno. Speriamo che con questa nostra scelta si possa dire di aver fatto anche noi la nostra parte in favore dell’intera comunità. Abbiamo ottenuto che le piante (anche i fiori) venissero considerate beni primari, come stabilito dal Decreto del Governo del 21 Marzo (e successivo chiarimento del 26 marzo). Tra tutti i settori agricoli quello del florovivaismo è ad oggi quello che maggiormente risente della crisi portata dalla serrata delle attività. Sono milioni le piante che giacciono invendute e che presto saranno buttate al macero con danni di decine di milioni di euro per l’intera filiera florovivaistica. Resta comunque attivo il servizio di consegna a domicilio di piante, fiori e altri articoli legati alla floricoltura presso tutte le nostre aziende associate. Si deve inoltre sottolineare il collasso totale per i manutentori del verde, la cui attività è stata totalmente inibita dal recente decreto Conte. Oltre 600 aziende veronesi non possono più curare il verde dei giardini privati e delle aree pubbliche con danni economici incalcolabili e anche ambientali poiché la cura del verde primaverile consente il regolare sviluppo delle piante per l’intero anno. La richiesta dei manutentori del verde è quella di poter almeno terminare i lavori bloccati, eseguire quelle manutenzioni urgenti e indifferibili dei giardini per evitare anche la morte di molte essenze a causa della mancanza di acqua o di una corretta potatura. Il tutto dovrà essere eseguito nel massimo rispetto della normativa sulla sicurezza anti Covid 19. “Siamo a fianco dei manutentori”, sottolinea Girelli, “si tratta di un ramo importante della nostra filiera che deve trovare al più presto risposte da parte delle istituzioni per poter ritornare a lavorare nel rispetto della salute di tutti”. Infine l’Associazione Florovivaisti Veneti chiede a gran voce interventi economici urgentissimi per consentire alle proprie aziende di poter far fronte alla drammatica mancanza di liquidità. Sono indispensabili aiuti pubblici e accesso agevolato al credito per evitare la chiusura di tante realtà e la perdita di migliaia di posti di lavoro.